Odino e il dono delle rune
Saturday, March 31st, 2007
“So che penzolai dall’albero scosso dal vento
Dondolai lì per nove lunghe notti
Ferito dalla mia stessa spada
Sanguinai per Odino
Me stesso in offerta a me stesso,
Legato all’Albero
Le cui radici nessun uomo
Sa dove si estendano”
(Odino, nel Discorso dell’Altissimo, dall’antico poema nordico Edda, circa 1200 d.C.)
Si tratta di un rito d’iniziazione di struttura parasciamanica; Odino rimane appeso all’Albero Cosmico, il cuo nome, Yggdrasil, significa il cavallo di Ygg, uno dei nomi di Odino stesso. La forca è detta cavallo dell’impiccato, e sappiamo che le vittime sacrificate a Odino erano appese agli alberi; ferendosi da solo con la lancia, e astenendosi dall’acqua e dal cibo, il dio subisce la morte rituale e acquisice la saggezza segreta di tipo iniziatico.
Grazie a questo auto-sacrificio Odino acquisisce i segreti della divinazione e delle rune, lettere che, incise sul legno, sulla pietra, sulle lame delle spade, sulla lingua dei poeti, sugli zoccoli dei cavalli, sono l’origine stessa di ogni conoscenza e di ogni potere. Odino ottenne questa sapienza, diventando il primo Erilaz, ovvero il primo maestro runico, immolando sé stesso in sacrificio a sé stesso. Il dio diventa così il signore incontrastato della saggezza e delle scienze occulte, dio della guerra, dell’estasi e della poesia.
(Fonti: Wikipedia; Mircea Eliade Storia delle credenze e delle idee religiose)